Correre in montagna da amatore al fianco dei professionisti non capita tutti i giorni. Inoltre, il Grand Trail di Courmayeur, giunto quest’anno alla sesta edizione, è una delle gare di resistenza più impegnative del settore. Con 105 chilometri e i suoi 7mila metri di dislivello positivo, attira ogni anno professionisti da ogni dove. Quest’anno, nella corsa di sabato 14 e domenica 15 luglio, il giovane Andre Biffi, 25 anni, di Ciriè (Torino) ha conquistato il terzo posto, superato solo da Franco Collé e Giuliano Cavallo. Dietro di lui, considerato in questo settore troppo giovane per rendere come i grandi, Christian Insam.
Correre in montagna: un amatore vincente
Ma come è possibile che un 25enne allenato e appassionato sì ma non professionista riesca a correre in montagna reggendo i ritmi dei grandi e tenendo addirittura il loro passo in testa alla coda per la maggior parte della gara? Lo abbiamo chiesto ad Andrea Biffi, che spiega i motivi del suo successo.
Come ti senti dopo questo straordinario risultato?
Mi sento certamente contentissimo, anche perché della mia categoria, fino ai 29 anni, eravamo solo in 16 su 303 corridori. In questo tipo di corsa in montagna, infatti, si rende di più quando non si è giovanissimi, perché è una questione di resistenza, concentrazione e benessere fisico ma soprattutto mentale. Spesso i giovani non riescono a tenere a lungo, sono più propensi invece agli scatti, o comunque alle brevi distanze.
E tu come hai fatto a resistere? Puoi spiegarci la tua formula vincente?
Io corro solo dal 2015 e non seguo un regime alimentare o di allenamento specifico, come i professionisti. Sono partito cinque anni fa per il Sudafrica, dove tuttora vivo e tre anni fa ho deciso di cominciare a correre. Nel percorso di ricerca di me stesso la corsa è servita tantissimo sotto molteplici punti di vista. A sviluppare la concentrazione e la resistenza. A stare meglio. Così ho cominciato a partecipare a qualche gara e ho scoperto di essere… bravo!
Come ti sentivi durante la gara?
Sono stato benissimo. Nessuna ansia alla partenza, nessun sentore di non riuscire a resistere. Con Collé e Cavallo ho corso fianco a fianco. Loro sono dei veri campioni ed è stato molto emozionante condividere con loro questo percorso. A un certo punto, dopo 35 chilometri in cui tenevamo la testa del gruppo, ho cominciato ad avere dei dubbi. Se non rallento un po’, mi sono detto, potrei non arrivare alla fine. Ma non devo rallentare troppo, altrimenti perdo il vantaggio sul resto del gruppo. Così sono arrivato terzo.
Oggi per te la corsa è un hobby ma dopo questi risultati non pensi di diventare un professionista?
Mi piacerebbe molto correre in montagna per professione, perché ho scoperto che è uno sport davvero entusiasmante e soddisfacente. Il mio sogno è propriamente fare alpinismo veloce, una pratica che amo e che vorrei incrementare, magari anche a livello professionale. Chi lo sa.
Andrea Biffi era partito per cercare se stesso. Ha trovato un atleta.
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